Com’è noto, in Italia l’organismo preposto a garantire la tutela dei depositi bancari è il fondo interbancario di tutela dei depositi (FIDT).

Il Fondo interbancario è stato istituito nel 1987 e garantisce nei limiti previsti dallo Statuto, i correntisti delle banche italiane, assicurando gli stessi per la cifra di 100.000 euro per ogni conto corrente, in caso di default (fallimento) della banca.

Ma è proprio così?

Il fondo interbancario di garanzia non è in realtà un vero e proprio fondo, ma costituisce un semplice accordo tra le banche di intervenire in caso di fallimento di un qualsiasi istituto di credito italiano.

Al contrario di alcuni Fondi Bancari Europei, che obbligano le banche a versare denaro nel fondo garantito, in Italia il FIDT ha le casse vuote. E’ chiaro che questi fondi sono nati per intervenire in caso di fallimento di pochi istituti bancari, quindi in caso di grave crisi, questi non riusciranno ad intervenire. Infatti le somme a disposizione del FIDT da utilizzare per far fronte ad eventuali dissesti bancari e finalizzati a rimborsare i depositanti ammontano a qualche miliardo di euro, ossia appena 0,4 – 0,8 % del totale dei fondi aventi diritto. Da ciò si deduce che le somme disponibili in caso di dissesto finanziario non sarebbero neanche sufficienti per coprire i rimborsi di una banca di piccola dimensione. Risulta evidente che tutta questa “garanzia” del FIDT può’ funzionare solo in caso di default di banche minori o alla presenza di una forte mancanza di liquidità. 

Le statistiche dicono che una banca solida dovrebbe avere il Core Tier (un indicatore di bilancio che misura la solidità’ di una banca) sopra il 6%, ma soprattutto un coefficiente di solvibilità sopra l’8%. Diverse banche italiane hanno questi parametri più bassi del valore minimo di sicurezza e sono in più sotto capitalizzate. E’ facilmente comprensibile quindi che nonostante le informazioni positive dei mass media sulla solidità del sistema bancario italiano, questo risulti in realtà fragile e a rischio di peggioramento al prolungamento della crisi in atto o rispetto all’attuale periodo di stagnazione economica.

Tale situazione genera ulteriori sofferenze anche alle banche apparentemente più solide e quindi appare del tutto fuorviante parlare dell’esistenza di una garanzia assoluta sui depositi inferiori a 100.000 euro.